Un fuoco sulla spiaggia

Un racconto scritto poco più di un mese fa.
E’ una risposta a questa splendida ballata di Giulia Angeltti.
Buona lettura!

Un fuoco sulla spiaggia

La legna nel fuoco crepita nel silenzio della spiaggia deserta, le scintille salgono in alto, sempre più in alto, come stelle cadenti al contrario che portano i sogni lontano da me.
Intanto le stelle vere continuano a girare, qualcuna si tuffa in mare incurante del freddo di questa notte di fine settembre, altre appaiono da dietro le luci violente della città.
Girano segnando il tempo dell’attesa come le lancette di un orologio, ma girano più piano, perché non si può dimenticare in fretta. E girano al contrario, perché niente sembra andare per il verso giusto.
Cosa c’è di meglio per rovinare un’atmosfera così silenziosa, triste e surreale, del vibrare di un telefonino? Almeno ho avuto il buon senso di disattivare la suoneria. Sarebbe davvero crudele lacerare il silenzio con un trillo.

“Pronto, Mamma!”
“Giulia, ma che ore sono? Non torni a casa? E’ tardi!”
“Resto ancora un po’, mi sto divertendo. Non senti la musica?”
“No, la linea è disturbata. Stai attenta e saluta la tua amica, come si chiama? Io vado a letto. Non fare troppo tardi”
“Micol. Ok, te la saluto. Buona notte.”
Piccole bugie bianche. Se le dicessi la verità, che sono ancora sulla spiaggia sola ad aspettarlo, si preoccuperebbe troppo.
Ma come potrei non aspettarlo?
Non tornerà, lo so, ma non si sa mai.
Non aspettare vuol dire dimenticare, ma se dimenticassi le cose belle, come potrei andare avanti?

Quella notte… era caldo, non c’era bisogno del fuoco. Le stelle venivano giù e i desideri si avveravano. Il desiderio che mi prendesse la mano e mi portasse in riva al mare, noi due soli. Tutti quei discorsi: le nostre vite allo specchio, tutto combaciava, tutto era perfetto. E lui era così bello nella penombra.
Quando scese giù la stella più bella le chiesi di esaudire il mio desiderio più grande. E lui mi baciò, dolce e uomo. Sale e sabbia, lingua e anima.
Poi mi strinse forte, e tante altre parole, dolci e vere.

Eravamo proprio qui, dove ho acceso il fuoco. Ma è tornato a casa. Impedirgli di andar via sarebbe come impedire alle stelle di continuare a girare. E girando le stelle mi dicono che è davvero tardi, e io ho davvero tanto sonno.
Ricordare vuol dire soffrire, ma dimenticare non è possibile, sarebbe come strapparsi il cuore e gettarlo via. Spegnere il fuoco della speranza. Senza speranza sarebbe troppo freddo.

“Buongiorno pelandrona!”
“Sei tu?”
“No, sono il lupo cattivo! Dai tirati su che ti ho preparato la colazione, succo d’arancia e una pasta alla Nutella.”
“Grazie! Sono contenta che sei tornato. Mi sei mancato. Tanto.”
“Anche tu cucciola. Mi sei mancata anche tu.”
“Sono stanca, non ho dormito stanotte.”
“Dormi ancora un po’ dai, io ti guardo, perché sei bellissima quando dormi.”

“Dove sei?” Dove è finito?
Ho sognato. E purtroppo non è questa la notte i cui i sogni diventano realtà.
Ho freddo. Ormai è l’alba ed il fuoco si è spento. Le stelle se ne sono andate, arriva il Sole.

Lo spettacolo di fuoco ed acqua riempie il mio cuore, vi accende dentro un fuoco che non può essere spento.
Un Amore che viene dall’alto.
Non ho più freddo. Non rimarrò senza speranza.

Senigallia 26 Agosto 2006

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