Il coraggio di partire

Dopo quasi un anno ecco un nuovo racconto.
In realtà questo racconto ho iniziato a scriverlo un sacco di tempo fa. Poi l’ho abbandonato, sono passati alcuni anni e i sentimenti che mi avevano spinto a scrivere hanno lasciato il posto ad altri sentimenti.
Però il racconto mi piaceva e avevo voglia di portarlo a termine. Ci ho provato e quello che sono riuscito a fare è quello che vi presento ora. Forse un po’ affrettato nel finale, con qualche spunto non sviluppato, ma è il meglio che sono riuscito a fare.

Questo racconto vuole riprendere, e spiegare meglio, i sentimenti che mi avevano spinto a scrivere Sotto la prima luna, di cui riprende anche due personaggi.
Un altro personaggio è preso a prestito da Nuvole & nuvole.
I nomi di molti altri personaggi sono quelli di alcuni amici. Ho preso anche un po’ del loro carattere, ma poi li ho modificati per esigenze narrative. Spero che nessuno si offenda!

Il pdf sta qui.

Il coraggio di partire

Parte I – Risveglio

“La Sport Arena di Los Angeles è come impazzita! Ecco il campione mondiale dei pesi massimi, lo stallone italiano, il destro più micidiale di tutti i tempi… Diego lo Sterminatore!

…Ed è ancora Diego lo sterminatore! Sta investendo il suo avversario con una scarica di pugni, lo costringe all’angolo…

Ma lo sfidante reagisce: un gancio all’occhio destro… il campione cade a terra! Il campione è al tappeto! Incredibile, amici sportivi, K.O. alla prima ripresa!”

Che male all’occhio! Adesso mi alzo e vado al bagno. Ma dove sta l’interruttore della luce? Vedi di non beccare di fuori, altrimenti ci pensa tua madre a farti fuori l’altro occhio “Diego lo Sterminatore”.

Ma tu guarda cosa mi sono messo a sognare! Io che non ho mai preso a pugni nessuno, nemmeno da bambino.

Fino a che ora ho dormito? Dove si è nascosta la sveglia? Eccola, sotto la garanzia del nuovo cellulare. Le due? Ho dormito fino alle due del pomeriggio! Devo aver fatto davvero tardi ieri sera, anzi, questa mattina.

Però l’occhio mi fa proprio male. Caspita! È completamente nero! Come avrò fatto a ridurlo così?

Probabilmente ci avrò provato con una tipa che non ha gradito e mi ha mollato un ceffone. Una di quelle che crede di averla d’oro, caspita, poteva andarci un po’ più piano! Chissà chi era… Ieri ero alla festa di Alessio e Nadia. Boh? Non mi ricordo.

“Candy è allegria, Candy è poesia…”

Che spettacolo il mio nuovo cellulare! Al posto delle suonerie posso mettere gli MP3. Candy Candy vuol dire che mi sta chiamando una bella ragazza. Infatti: è Nadia. Magari può spiegarmi cosa è successo.

“Buon giorno Nadia!”

“Buon giorno un corno! Hai rovinato la mia festa di fidanzamento! Ti ho chiamato solo per sapere quando verrai a togliere la tua macchina dal giardino di Alessio: da fastidio.”

“OK, mezz’ora e sono li. Ma cosa è successo ieri sera?”

Ha chiuso.

Non vorrei averci provato con Nadia proprio alla sua festa di fidanzamento con Alessio! Ora vado a chiedere scusa.

“Chi è?”

“Ciao Alessio, sono Diego…”

“Entra. Quando sei pronto suona il clacson che ti apro il cancello. Addio!”

“Bella festa ieri sera…”

Ha messo giù il citofono. Mi sa che ieri ci sono andato pesante. E’ necessario che qualcuno mi spieghi cosa è successo. Come si cercano i numeri in questo affare? Ah, si! Ecco la N… Nadia, perfetto, e con il tasto verde chiamo.

“Che vuoi?”

“Ciao Nadia, sono Diego. Volevo chiederti scusa per ieri, probabilmente ho bevuto un po’ troppo… E poi volevo farti i complimenti per il tuo destro!”

“Sei uno stronzo!”

Sta diventando un’abitudine sbattermi il telefono in faccia. Vuoi vedere che si è offesa perché in realtà le piaccio io? Sono strane le donne!

Parte II – Nuovi misteri

“Ciao Paolo, sono Diego”

“Ciao Diego, come va l’occhio?”

“E’ un po’ nero… Aspetta… se tu sai dell’occhio allora sai anche chi me lo ha ridotto così. Mi devi raccontare tutto!”

“Hai combinato un bel casino ieri! Non dirmi che non ti ricordi!”

“Sul serio: è vero che ci ho provato con Nadia?”

“Allora non ti ricordi proprio niente!”

“No, non mi ricordo, ma non farti pregare: siamo amici fin dai tempi dell’asilo!”

“Facciamo così: questa sera mi passi a prendere, mi porti al Saladino e davanti alla pizza e alla bionda che mi offrirai ti descrivo con calma tutti i casini in cui ti sei cacciato.”

“O.K., ma mi dici subito se Nadia ci stava! E comunque sei un fottuto profittatore!”

“Forse… alle otto e mezza a casa mia. Non fare tardi come al solito, che domattina devo andare al lavoro.”

“O.K., ciao!”

“Ciao.”

Almeno Paolo non mi ha chiuso il telefono in faccia! Certo che Nadia è una bionda da favola! Sarebbe davvero un colpaccio!

TOC, TOC.

“Avanti!”

“Fratellino! Complimenti!”

“Complimenti per cosa, Giulio?”

“Per quella favola che ti sei portato in camera questa notte! Far finta di essere talmente ubriaco da non poter guidare è un’ottima tecnica. Intenerisce le ragazze, sai, l’istinto materno… ti fai accompagnare a casa e… zac! Il gioco è fatto! A furia di darti consigli hai combinato qualcosa anche tu!”

“No Giulio, mi spiace deludere il tuo orgoglio di grande educatore, ma ieri ero davvero ubriaco!”

“Certo fratellino, certo! Ma ora dimmi come è andata! Uhm… a giudicare dal tuo occhio poteva andar meglio.”

“No, non è andata benissimo. Ero ubriaco e non mi ricordo niente, nemmeno chi era la ragazza che è stata qui questa notte. Tu l’hai vista?”

“Si, certo.”

“Era una biondona con un sedere da favola?”

“Bionda? No, no. Era mora: capelli nerissimi, lisci e lunghi. Forse aveva gli occhi a mandorla. Concordo invece con il tuo giudizio estetico sul suo fondoschiena.”

“Senti Giulio, ma tu come fai a sapere che questa notte c’è stata una donna qui?”

“Diego, fratellino, se io non fossi tornato proprio alla stessa ora in cui ti sei fatto accompagnare a casa, tu saresti rimasto a dormire sul pianerottolo! Non avevi le chiavi.

Comunque ad una donna non le puoi mettere subito una mano nel sedere, neanche se sei ubriaco. Altrimenti ti ritrovi un occhio nero. Devi fare come se non la volessi… sarà lei a pregarti di prenderla…”

“Dai Giulio, lascia perdere. Non è giornata.”

“Va bene. Ciao Fratellino! Ma se hai bisogno di un consiglio il mago delle donne è qui a tua disposizione.”

“Si, si, ciao.”

“Manca un quarto alle nove! Avevamo detto alle 8:30!”

“Scusa, sai… il traffico!”

“Tse! Abiti a 200 metri da qui!”

“Senti, lascia stare. Già sono a secco per il cellulare che legge gli mp3 e tu con questa pizza mi prosciughi completamente.”

“Se preferisci non ti dico niente…”

“No, no. Dimmi tutto! Veramente ci ho provato con Nadia?”

“Nadia aveva una minigonna che faceva girare la testa, ma tu non l’hai nemmeno vista. Dopo aver preso l’ennesimo due di picche da Ilaria ti sei messo a bere come il nonno di Braccio di Ferro.”

“Mah! Non sono più innamorato di lei, ormai!”

“Si, sono due anni che lo dici: da quando ti ha mollato!”

“Ma questa volta è definitivo, comunque vai avanti, cosa è successo alla festa? Chi mi ha ridotto l’occhio così?”

“Alessio!”

“Alessio? Allora è vero! Ci ho provato con Nadia!”

“Ciao Ragazzi, cosa vi porto?”

“Per me una bufalina e una birra media.”

“Una 7up e una campagnola, grazie.”

“OK, arrivano subito.”

“Allora, Alessio si era messo a fare uno di quei discorsi del cavolo che fa in ogni occasione: ringraziava tutti di essere li, diceva di essere innamorato di Nadia e le ha regalato un anello da fantascienza. Poi ha iniziato a fare i suoi soliti moralismi su Amnesty e su qualche sfigato di turno in Africa o in Sud America, non mi ricordo, poi ha proposto una raccolta di fondi. Tu eri fuori come un terrazzo. Proprio non lo reggi l’alcool!”

“Ahi, hai! Me lo dice sempre mia madre di non bere. Cosa ho combinato?”

“Gli hai detto, davanti a tutti gli invitati, che con i soldi che ha speso per l’anello ci sfamava l’Africa per 10 anni!”

“No! Davvero gli ho detto questo?”

“Si! Io e gli altri del gruppo stavamo per metterci a ridere, ma i suoi genitori hanno fatto una faccia… Comunque lui ti ha risposto, non sembrava nemmeno arrabbiato. Ha detto che aveva già fatto una donazione, e per un importo di gran lunga superiore al valore dell’anello e che…”

“La birra è per te?”

“No, per me la 7up.”

“OK, ecco qua. Le pizze sono in forno.”

“Grazie.

Non può avermi ridotto l’occhio così solo per questo!”

“Non lo avrebbe fatto se tu non gli avessi sbattuto in faccia uno: “Stronzo pieno di soldi!” e non gli avessi detto che Nadia sta con lui solo per i suoi milioni e una marea di altre cazzate da comunista. Che Nadia sia una troia non c’è dubbio, ma non era certo il momento giusto per dirlo!”

“Ma ero ubriaco!”

“Si, ubriaco e con un occhio nero, perché Alessio non ci ha visto più e ti ha dato un pugno degno di Kenshiro! Tu sei caduto giù come una pera cotta.”

“Deve essere stata proprio una bella scena!”

“Decisamente. Ora se ti voglio prendere in giro non c’è più bisogno di tirare fuori quella ragazza della settimana bianca delle medie. Cosa è che le avevi detto?”

“Lascia stare!”

“Per questa volta… Comunque ti conviene non farti vedere da Alessio per un po’.”

“Bufalina e parmigiana, a voi!”

“Grazie!”

“Grazie!”

“E cosa è successo dopo?”

“Gnam… buona la pizza! Grazie mille Diego! Dopo?”

“Si, cosa è successo dopo? Chi mi ha portato a casa, come è andata la festa…”

“Alessio e gli altri hanno fatto finta di niente, la festa è andata avanti fino alle 5, come nulla fosse.”

“E chi mi ha portato a casa?”

“Non lo so! Sai, Ilaria non ha solo 2 di picche nel suo mazzo di carte, per me ha tirato fuori una regina di cuori!”

“E io che credevo tu fossi mio amico!”

“Ma se hai appena detto che non ti piaceva più?”

“Si ma ieri sera tu non lo sapevi ancora!”

“Me lo immaginavo!”

“Sei uno stronzo… ma vai avanti, su.”

“Siamo stati tutta la sera in giardino a chiacchierare, e non solo, poi, quando siamo rientrati tu non c’eri. Ho pensato che ti fossi svegliato e fossi tornato a casa.”

“Ecco un altro grande mistero dell’universo!”

“Come hai fatto a tornare a casa? Non mi sembra poi un mistero così grande”

“No, come è possibile che una donna bella e intelligente come Ilaria perda tempo con un essere insignificante come te!”

“Ma vai a quel paese!”

“Quasi mi dimenticavo: ieri, alla festa, c’era una giapponese?”

“No, al massimo ci sarà stata la cameriera filippina della madre di Alessio.”

“Mio fratello dice di avermi visto insieme ad una ragazza con gli occhi a mandorla.”

“Allora abbiamo risolto il mistero! È stata Mulan a portarti a casa!”

“Mulan?”

“Non è il suo vero nome, ovvio, ma dato che è cinese la chiamano tutti così. Potere di Walt Disney.”

“La conosci? Che tipa è? Mio fratello ha detto che è molto bella.”

“Credo sia una rifugiata politica. Alessio deve averla invitata a causa di Amnesty International. Ieri se ne stava in disparte, probabilmente non conosceva nessuno. Ho visto Francesca scambiare due chiacchiere con lei. Probabilmente Alessio voleva far vedere che i soldi delle sue raccolte di fondi alla fine aiutano qualcuno.”

Parte III – Dragodollaro

“Piccolo Diego non puoi nasconderti per sempre! Io, il grande drago verde-dollaro ho deciso di mangiarti: non hai scampo!

Il mio castello, la Grande Muraglia Cinese, è enorme, ma io sento già il tuo odore!

Vieni fuori da solo e non ti farò soffrire!

Sei fortunato piccolo Diego! E’ arrivata Mulan, la cavallerizza bianca… questo ritarderà la tua fine di qualche minuto! Lei sarà un ottimo antipasto!”

“Parli troppo, grande drago verde-dollaro! Non puoi fare nulla contro la mia lancia magica.”

“HHAAAAA………!!! Maledetta! Mi hai colpito!”

“Ora puoi uscir fuori Diego, il drago è morto e i diamanti che sputava, e che ti avevano colpito in un occhio, si sono rivelati per quello che sono veramente: fondi di bottiglia! Vieni qui, abbracciami!

drin

Ora mi tolgo l’elmo.”

Driin!

“Stringimi più forte Diego!”

Driiinn!!

“Baciami!”

DRIIIIINNN!!!

Ma perché devo svegliarmi ogni volta che una bella ragazza sta per baciarmi?

DRIIIIINNN!!!

Spegniti dannata sveglia! Bisogna ammettere che ultimamente la mia fantasia sta lavorando davvero intensamente! Come avrò fatto ad inventarmi un drago verde-dollaro con la faccia di Alessio e addirittura l’effige di Abramo Lincon dentro un ovale stampata sulle ali! Ho ridotto la grande Muraglia Cinese ad un castello e soprattutto mi sono fatto salvare da una ragazza. Umiliante.

Umiliazione o no sarà il caso di ringraziarla quella ragazza: quando anche il mio migliore amico mi ha abbandonato su un divano a smaltire la sbornia lei mi ha portato a casa. Probabilmente è una persona molto sensibile. Sicuramente vale la pena conoscerla.

Paolo mi ha detto di averla vista chiacchierare con qualcuno, ma con chi?

Dove ho lasciato i pantaloni? Eccoli, in fondo al letto.

Mi preparo la colazione, e poi ci penso.

Ecco! Parlava con Francesca! Ce lo avrò il numero? Trovato!

“Buongiorno, sono Diego, posso parlare con Francesca?”

“Ciao Diego, sono io! Come va il tuo occhio?”

“Molto meglio grazie, e tu come stai?”

“Non c’è male, grazie.”

“Ho bisogno di un favore: sei amica di una ragazza cinese che tutti chiamano Mulan?”

“No, la conosco appena, però è strano! Anche lei qualche giorno fa mi ha chiesto di te.”

“Davvero ti ha chiesto di me? E cosa ti ha chiesto?”

“Non mi ricordo… avevo appena litigato con Giorgio… non le ho prestato molta attenzione. Mi dispiace.”

“OK, non importa, grazie lo stesso Francesca. Sai come posso trovarla?”

“No Diego, io l’ho vista solo qualche volta quando avevo nonna all’Opera Pia, quest’inverno. Non ho idea di cosa ci facesse li! Mi dispiace.”

“Grazie lo stesso, Francesca. A presto!”

Ciao, Diego! Ci vediamo alla cena di Sabato!”

“Certo!”

Hai, hai! Non mi resta che chiedere ad Alessio. Possibilità che non mi mandi a quel paese? Nessuna!

Però forse c’è un’altra possibilità… potrebbe funzionare… vado a parlarne con Don Giuseppe!

Due settimane dopo:

“Si trasforma in un razzo missile, coi circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e vaaa!!!”

Ufo Robot, vuol dire che mi sta chiamando Paolo. Dove ho lasciato il cellulare? Eccolo lì, a far da segnalibro al fumetto che stavo leggendo ieri sera quando mi sono addormentato.

“Ciao Paolo! Ti prego non chiedermi anche tu dell’occhio! Da due settimane a questa parte è un ritornello continuo, ‘Come va il tuo occhio?’, ‘Che hai fatto all’occhio?’ e simili: una rottura incredibile!”

“Non preoccuparti, volevo solo sapere se risiki questa sera.”

“Risiko!? Certo! E’ un pezzo che non gioco!”

“Ehi, non farti strane idee! I rossi li ho prenotati io!”

“Va bene te li lascio. Chi viene?”

“Fabiola, Daniele e forse Gianluca.”

“Hum… sarà una bella battaglia! Alle nove e trenta a casa tua, come sempre?”

“Si, certo!”

“Hem, questa sera è mercoledì?”

“Si, perché?”

“Non posso venire.”

“Come sarebbe a dire: ‘Non posso venire’?

“Ho un altro impegno…”

“Come? Non ti sento…”

“Ho un altro impegno. Ho promesso a Don Giuseppe di andare in parrocchia.”

“Diego, è un po’ che ti comporti in modo decisamente strano.”

“In che senso?”

“Primo: sabato pomeriggio non sei venuto a vedere la finale del torneo di beach volley che abbiamo organizzato giù ai bagni Marta. Secondo: non hai mai saltato una partita di Risiko! tranne quella mitica la sera prima del tuo orale di maturità che ho vinto io conquistando Europa, Sud America e l’Asia come terzo continente a scelta attaccando…”

“Conosco la storia, vai avanti!”

“OK, dicevo che è l’unica partita che hai saltato, e lo hai fatto esclusivamente per evitare che tua madre ti sbattesse fuori di casa. Terzo: Non entravi in una chiesa, oratorio o locale adibito a funzioni simili da almeno dodici anni.”

“Ma non c’è niente di strano! Avevo solo bisogno di fare volontariato all’Opera Pia, ma per entrare è necessaria un’autorizzazione, così sono andato dal mio vecchio parroco che mi ha presentato alla suora che coordina i volontari. Poi mi ha chiesto di farmi vedere qualche volta al gruppo dei giovani in parrocchia ed io gli ho detto si.”

“Sai che palle!”

“Infatti quando me lo ha detto mi ha preso male!

Però dopo la prima volta che sono andato mi son dovuto ricredere. Intendiamoci, non è niente di esaltante, ma le persone che stanno li non sono male, non hanno i paraocchi come credevo, non tutti almeno. E soprattutto sono molto accoglienti. Ci sono anche alcune ragazze niente male!”

“Caspita! Ti sei convertito! Questa si che è una notizia! Comunque non mi torna mica: perché mai tu avresti bisogno di andare all’Opera Pia? Va bene che hai 25 anni, ma mi sembra un po’ prematuro!”

“Non ti sfugge niente, vero Holmes? Sto cercando di ritrovare la ragazza che mi ha riportato a casa dopo la festa di Alessio. Francesca mi ha detto di averla vista li qualche volta.”

“Dovresti chiedere il suo numero ad Alessio! Ti risparmieresti un sacco di fatica e questa sera potresti venire a giocare a Risiko!”

“E secondo te Alessio mi darebbe quel numero? Non hai visto come lui e Nadia mi guardavano alla cena dell’altro Sabato?”

“Si, è vero. Infatti dopo due settimane dovresti lasciar perdere. Dai, sii realista! Sicuramente lei nemmeno si ricorderà di te.”

“Non fare il disfattista! Francesca ha detto che lei le aveva chiesto qualcosa su di me. Questo è un buon segno, no?”

“Bah, forse. A proposito, come si chiama la tipa?”

“Ancora non sono riuscito a saperlo.”

“Questo non è un buon segno, Diego!”

“Sono stato sfortunato: la prima volta all’Opera Pia ho saputo che lei fa volontariato il sabato, e sabato scorso…”

“Durante la finale del torneo di beach?”

“Si, mentre tu guardavi la finale la suora mi ha detto che lei aveva telefonato per avvertire che non poteva venire.”

“Sei il solito sfigato. Da amico ti consiglio di lasciar perdere! Comunque Fabiola ha detto che arriva ad un quarto alle dieci, ti aspettiamo fino a quell’ora.”

“Grazie ma non vengo. Alla prossima!”

“Mi hai fatto spendere un miliardo di euro di telefono e poi nemmeno vieni, che disgraziato! Ciao!”

“Mi spiace, ciao!”

Parte IV – L’incontro

Sabato pomeriggio.

“La regina di cuori si appoggia sulla scala: non puoi scartarla. A cosa stai pensando Diego?”

“Ah si? Allora chiudo a due!”

“Io vado fuori.”

“Anche io.”

“Allora ho vinto! Giancarlo, Elvira, la rivincita la prossima settimana. Ormai è quasi l’ora della cena e non c’è tempo per un’altra partita, devo andare ad aiutare.”

“Vo’ vedè quel giuvinott’ malì d’oltra?”

“Qual, quel’ malà ch’l slungagnon che gioga sa l’cart’ sa Giancarl’ e l’Elvira?”

“Si, è lue! Hai da sapè che vien ma chi d’oltra d’mezz d’ sti v’chiarin p’r amor’!”

“P’r davera?”

“J ha pjato na scuffia p’r n’infermiera! Ma lia n’l vol’! E p’nsa’ che lue vien da nuialtri sol p’r lia!”

“Ma p’rcò n’l vol’? Par’ tant p’r la qual’!”

“Pol èss che c’ha ma n’altr!”

“E ‘n’se pol sapè chi saria custia?”

“La Serafina ha ditt ch’è la Katia. Ma se vo’ sapè com’la p’ns io, lue va in bendula tutt le volt’ che ved’ la Patrizia.”

Non è venuta nemmeno oggi! Mi sa che non la trovo più! Vabbè, tanto anche se l’avessi incontrata avrei scoperto che mi ha portato a casa solo per pietà. Ora vado ad imboccare i vecchietti non autosufficienti per la cena. Fanno davvero tanta tenerezza, sono indifesi come bambini.

Almeno in questa storia ho scoperto qualcosa di nuovo.

“Ciao Elvira! Mi dispiace, anche oggi sono in ritardo! Sto preparando un esame molto difficile!”

“Non preoccuparti bella! Oggi ho giocato a carte con Giancarlo e un nuovo volontario.”

“E hai vinto?”

“No, lo abbiamo fatto vincere, così la prossima volta giocherà volentieri!”

“Astuto! Ora vado perché giù in infermeria hanno già iniziato la cena. Ci vediamo dopo.”

E’ lei. Deve essere lei, per forza! Come è bella! Perché non riesco a muovermi? Forza! Devo dire qualche cosa di intelligente. Cosa mi ero preparato due settimane fa? Non mi ricordo!

“Ciao!”

“Ciao! Vedo che il tuo occhio sta molto meglio. Spero che per il tuo orgoglio sia lo stesso!”

“Grazie, sei molto gentile, nessuno si era preoccupato dei miei sentimenti fino ad ora!”

“Devo andare, se non la imbocco io Argentina non mangia.”

“Anche io sto andando in infermeria, prendi le scale o l’ascensore?”

“Le scale, si fa prima”

“Lynn! Fortuna che sei venuta! Argentina ti stava aspettando!”

Speriamo che suor Lucia capisca i miei segni e mi assegni alla compagna di Argentina!

“E tu Diego te la senti di aiutare Iolanda a mangiare?”

Evviva! Sono nel suo stesso tavolo! Brava suor Lucia!

“Si, non c’è problema!”

Ho saputo anche come si chiama! Ora non mi resta che trovare qualcosa di intelligente da dire. Magari potrei chiederle perché mi ha riportato a casa la sera della festa o come ha fatto a conoscere…

“Non sapevo venissi qui! Sei venuto a trovare tua nonna?”

“Oh, no! Mia nonna vive da sola e non ha certo bisogno di aiuto, anzi, spesso è lei a darci una mano in casa. Sono venuto solo per cercare di fare qualcosa di buono. E tu come mai sei qui?”

“Spero tanto che qualcuno si prenda cura dei miei nonni a Pechino così come io qui mi prendo cura dei nonni di qualcun altro. Provo a restituire il favore.

Ormai però mi sono affezionata ai vecchietti e vengo per loro.”

“Anche io, sono bastati solo pochi giorni, per capire che ogni persona che sta qui dentro ha un enorme bagaglio di saggezza. Mi hanno raccontato tanto della loro vita… sto ripercorrendo la storia recente del mio paese attraverso le loro vite.”

“Anche a me piace venire qui. Maria ti ha fatto leggere le sue poesie? Sono stupende!”

“No, non ancora. Iolanda, apri la bocca! La minestra è buonissima! Non vuol più mangiare.”

“Prima devi appoggiare dolcemente il cucchiaio sul labbro, così Iolanda capisce e apre la bocca, si, esatto, proprio così.”

“Grazie!”

“Di niente! Magari dopo chiediamo a Maria di farti leggere qualche poesia!”

“Volentieri!”

“Io sono in debito con te, per quella sera quando mi hai accompagnato a casa. Magari posso sdebitarmi offrendoti un gelato quando usciremo da qui.”

“Non devi sentirti in debito! Comunque un gelato lo mangerei volentieri. Purtroppo oggi sono di corsa e devo fuggire. Ma sabato prossimo accetterò il tuo invito volentieri.”

Parte V – Gelato & Chiacchiere

“Sono già le sei! All’Opera Pia il tempo vola! Comunque c’è tutto il tempo per il gelato che mi hai promesso sabato scorso.”

“Certo! Ti va bene alla Meteora?”

“Si, certo, li il gelato è ottimo.”

“Hai mai provato la cassata siciliana?”

“No, come è?”

“Ottima se ti piacciono i canditi, provala!”

“OK, mi fido di te!”

“Grazie!”

“Posso farti una domanda?”

“Certo, ci mancherebbe!”

“Quello che hai detto alla festa di Alessio e Nadia, lo pensi davvero?”

“Beh, se non tutta l’Africa per un anno, magari con i soldi dell’anello era possibile sfamare il Ruanda per un mese… O.K., per una settimana…”

“Ha, ha, ha… tu sei matto! No, io volevo sapere se credi in quello che hai detto dopo.”

“Mi dispiace Lynn, ma quella sera ero ubriaco e anche molto arrabbiato. Non riesco a ricordarmi niente. So solo quello che mi hanno raccontato i miei amici. Però posso dirti che era una sbornia sincera, in vino veritas, dicevano i latini. Mi dispiacerebbe sapere di aver preso un pugno del genere per qualcosa che mi è uscito di bocca senza motivo.

Ti ricordi cosa ho detto. Mi piacerebbe saperlo.”

“Veramente non ti ricordi? Allora non erano cose importanti!”

“Certo che erano importanti! Mi sono costate un occhio!”

“Avevo ragione, sei proprio matto!

Però mi hai convito: ti racconto tutto. Sai, ci sei andato veramente pesante con il povero Alessio. Lo hai accusato di ipocrisia, hai detto che è troppo facile mandare agli sfigati del mondo qualche soldo per mettere a tacere la coscienza e poi riprendere a vivere nel lusso come nulla fosse.

Hai accusato Alessio di non considerare le persone che lui aiuta come fratelli con la sua stessa dignità. A lui servono solo per poter dire di essere buono e per far vedere quanto è bravo. E’ disposto a far tutto per loro finché sono lontani, ma non li guarda nemmeno quando sono vicini. Se lui facesse tutto per amore, o almeno per umanità, li ospiterebbe a casa sua, oppure partirebbe per il terzo mondo in prima persona. Piuttosto che fare quello che fa lui sarebbe meglio non far niente, si eviterebbe di essere falsi.

Ecco, più o meno hai detto questo. Lo pensi veramente?”

“Forse con Alessio sono stato un po’ troppo severo. Non è vero che sarebbe meglio non fare nulla. Però quello che fa è solo un elemosinare dall’alto in basso. Si, anche se ero ubriaco e arrabbiato ho detto quello che pensavo. Io invece non faccio nulla: sono peggio di lui. Non so nemmeno di cosa gli altri hanno bisogno, figurati se li aiuto…”

“Non è vero! Aiuti i vecchietti dell’Opera Pia, per esempio.”

“Ma lo faccio solo da un mese!”

“E sai esattamente di cosa ho bisogno.”

“E che cosa sarebbe?”

“Avevo assolutamente bisogno di un buon gelato! Dai, entriamo!”

Parte VI – L’incubo

Ma come sei bello mare qui ai tropici… e tu vento? Sei un tesoro! Fai ondeggiare la mia amaca così dolcemente…

Tengo gli occhi chiusi e mi abbronzo un po’… sono in Paradiso!

Forse è solo un sogno, ma se fosse così non voglio svegliarmi…

Sto tanto bene! L’amaca mi abbraccia così forte!

“Bu yao dai zou ta! Diego, bu yao rang ta men dai zou ta!”

Chi ha parlato? Che vuol dire?

Sono un’imbranato: mi sono incastrato nell’amaca… mi sta stringendo.

“Ta shi wo de mei mei. Shi nu zhu jue.”

“Lynn, amore… che succede? Ancora quell’incubo?”

“Scusa Diego, ti sto stritolando…”

“Vuoi scherzare? Quando mi stringi così forte mi fai sentire importante! Mi piace essere strizzato. Mi piaci tu!”

“Anche tu mi piaci Diego! Mandi via i miei incubi”

“Ma che succede in questi incubi? Cosa vuol dire“Bu iao dai zouta! Diego, bu iao rangta man dai zouta! Ta scivo de mei mei. Sci nu zu giue.”? In cinese sono riuscito solo ad imparare Ni-ao!”

“Davvero ho detto: “Bu yao dai zou ta! Diego, bu yao rang ta men dai zou ta! Ta shi wo de mei mei. Shi nu zhu jue.“ mentre dormivo?”

“Si. Lo dici sempre quando hai un incubo: ormai l’ho imparato a memoria.”

“Ma tu che c’entri?”

“Non lo so, che vuol dire?”

“Niente, sono solo vecchi ricordi… vorrei non pensarci più…”

“Mi piacerebbe farti dormire tranquilla…

Ho un’idea! La prossima volta ti porto nell’isola tropicale che stavo sognando io.

Vuoi entrare nel mio sogno Lynn?”

“Credevo di essere io il tuo sogno, Diego!”

“No, no… tu non sei più un sogno! Sei una splendida realtà!”

“Solo splendida?”

“Bellissima, fantastica, allucinogena, magnifica, insuperabile, favolosa, golosa… posso darti un morso?”

“No, però tu sei un amore! Senti, posso farti una domanda?”

“Certo!”

“Adesso, dopo quello che abbiamo fatto questa notte, tu non potrai più entrare in chiesa? C’è una regola, vero?”

“Si, cioè no! …in Chiesa posso andarci, ma se tocco l’acqua santa mi brucerei il dito.”

“Davvero?”

“No! Però alla storia del fulmine che colpisce i peccatori non ci crede mai nessuno. Dentro la chiesa sarebbe improbabile.”

“Sei proprio matto tu!”

Parte VII

Avvelenamento

“Ma vuoi mettere una bella parmigiana? O una bufalina? Come possono reggere il confronto questi involtini primavera?

Come puoi paragonare gli spaghetti di soia con un bel piatto di tagliatelle?

Mi hai portato qui solo per avvelenarmi, ammettilo Diego!”

“Mangia e zitto, Paolo! Devo fare bella figura. Devo chiedere un favore al cameriere.”

“Certo che sei strano. Non giochi più a Risiko! da mesi, da quando ti sei trasferito a casa di quella Mulan non ti si vede più in giro…”

“Si chiama Lynn, ce l’ha un nome, usalo!”.

“Non c’è sventura peggiore di un amico innamorato. Almeno così credevo. Ora invece so che un amico innamorato di una cinese è peggio. Ti porta a mangiare queste schifezze!

A proposito, perché non ci sei venuto con lei in questo posto? Le dovrebbe far piacere mangiare i piatti della sua terra.”

“Lynn è di Pechino, questo posto è di una famiglia di Shangai. La stessa distanza da qui a Londra, anzi, anche un po’ di più. Come se ti portassi in un Mc Donald e ti dicessi: ”Qui puoi mangiare le cose che preparava tua nonna”.

Siamo qui perché devo scoprire cosa vuol dire una frase in cinese.”

“E perché non lo chiedi direttamente a Lamù…”

“Lynn!”

“Ok, perché non lo chiedi a Lynn cosa vuol dire quella frase?”

“Non posso. E’ una frase che Lynn dice quando dorme, quando fa un certo incubo. Si sveglia davvero preoccupata, ma non ha il coraggio di parlarne. Io vorrei tanto fare qualcosa per lei.”

“Forse non dovresti indagare così sui suoi sogni. Se non vuole parlartene dovresti solo aspettare che si faccia coraggio.”

“No. Tu non hai mai visto il suo viso spaventato quando si sveglia urlando. E poi urla il mio nome. In qualche modo mi sta chiedendo aiuto. Devo fare qualcosa per lei, anche se non so cosa.”

“Humm… E’ più probabile che sia tu il suo incubo… Forse in cinese vuol dire “Aiuto sono a letto con un mostro! Diego vattene mi fai schifo!” Si, mi sembra l’ipotesi più probabile… Come suona questa frase in Cinese?”

Magari fosse quello. Purtroppo è qualcosa davvero brutto. Più o meno dice così: “Buiao dai zouta! Diego, buiao rangata man dai zuta! Ta scivo de meimei. Scinu zu giue.””

“Lei parla cinese, signore? Posso portarle via il piatto?”

“Si certo grazie. Molto, hem… buoni gli spaghetti di soia… No, non parlo cinese, ma… posso chiederle un piccolo favore?”

“Ma che senso ha? Come posso evitare che le portino via la sorella se ero convinto fosse figlia unica? E poi chi è che la vuole portar via? Ma soprattutto: dove la portano?

Paolo, che senso ha? Dimmelo tu!”

“Diego, guarda che è solo un sogno, non devi preoccuparti più di tanto!”

“Dici? Fa questo incubo almeno una volta alla settimana…

Boh? Avrai ragione tu. Chiedo il conto e andiamo. E comunque questa roba è buona”

“Buona? Tu sei innamorato di tutto quello che è cinese! La prossima volta pesce!”

“”Non portatela via! Diego non lasciare che la portino via! E’ la mia sorellina!” Che vorrà dire?”

“E Basta! Già faccio fatica a capire come ho fatto a perdonarti quella storia del capodanno cinese quando ci hai convinti tutti a mascherarci da dragone con la scusa di una festa di carnevale a fine gennaio… e solo perché Mulan aveva nostagia!”

Parte VIII – Il peso del passato

“Dolce Remi, piccolo come sei… per il mondo tu vai… “

Per chi ho messo questo magone di suoneria? Ah si, ora ricordo!

“Pronto Alessio, come stai?”

“Ciao Diego, senti tu conosci Mulan?”

“Lynn, si certo. Senti volevo chiederti scusa per il casino che ho combinato alla vostra festa qualche mese fa…”

“Acqua passata! Senti devo darle una brutta notizia, non è che hai il suo numero di cellulare?”

“Si, certo, ma ora non la trovi, è in università in Ancona e li tiene il cellulare sempre spento. La trovi dopo le sei.”

“Oh no! Alle 18 ho un appuntamento…”

“Senti, di tutto a me poi io le riferisco.”

“Non so. Sono cose personali…”

“Allora chiamala domani.”

“No, domani devo andare a Milano… ok, la chiamerò dall’aeroporto. Peccato, avrei voluto dirglielo a voce. Dille che si tratta di sua sorella.”

“…”

“Diego? Pronto?”

“Si, ci sono… non preoccuparti, sua sorella… grazie. Ti mando un SMS con il suo numero.”

“Alessio mi ha detto che è stato rifiutato anche l’ultimo ricorso. Mia sorella dovrà rimanere in carcere.”

“E’ terribile! Lynn: cosa posso fare per non farla portar via?”

“Allora l’hai capita quella frase… hai imparato il cinese?”

“No, io sono negato per le lingue…”

“Diego, ti prego! Dimmi che non è vero!”

“Piccola, non lo so… dai non piangere… su, raccontami tutto, poi vediamo cosa posso fare.”

“Abbracciami Diego”

“Su, smetti di piangere. Dimmi, tua sorella è in carcere a Montacuto? Se vuoi andiamo a trovarla”.

“No, è in carcere in Cina. Sono 15 anni che non la vedo”.

“Che cosa è successo?”

“Era una delle organizzatrici del movimento degli studenti di Piazza Tien An Men, nel ’89 a Pechino”.

“Allora tua sorella è uno dei miei eroi”.

“Durante gli scontri il suo ragazzo fu ucciso da un carro armato. Lei fu arrestata il mese dopo. Erano le quattro del mattino. Bussarono alla porta degli uomini in divisa. Chiesero di mia sorella, la presero e la portarono via. Mio padre cercò di fermarli, lo picchiarono. Io urlavo con tutto il fiato che avevo in gola, ma ero piccola, non mi fecero niente. Non l’ho più vista. Sono passati più di 15 anni. Io non l’ho più vista”.

“Lynn… è terribile! Su, ecco un fazzoletto, asciuga le lacrime.”

“Dieci anni dopo, un signore, non so bene chi fosse, mi portò delle lettere.

Erano di mia sorella. Mi raccontava le brutture della prigione dove viveva, mi parlava dei suoi ideali. Mi diceva di essere ancora libera, nel suo cuore, come le nuvole. Mi raccontò del suo ragazzo, di quanto era coraggioso, e di come è morto schiacciato da un carro armato.

Io le rispondevo, sempre tramite quel signore. Mi fece promettere di non parlarne con nessuno e di bruciare tutte le lettere, perché se mi avessero scoperto sarei potuta finire in carcere anche io.

Poi quel signore sparì… ed io ho avuto paura. Ho bruciato tutte le lettere tranne una e sono fuggita.

Eccomi qui tra le tue braccia.”

Parte IX

Addio

“Diego, tira il dado blue, devi difendere la Kamchatka.”

“Ah, si, eccomi. 5,3,2 tu, 6,4,4 io: vinti tre carri.

“Ma allora dillo! Non giochi con noi da mesi. Arrivi, ti prendi l’oceania servita, non hai fatto un tiro di dado che sia uno senza almeno un sei, avrai perso cinque carri in tutta la partita e non hai detto una parola tutta la sera.

C’è qualcosa sotto. Svuota il sacco!”

“No, no Paolo, la mia non è fortuna. È strategia.”

“Sicuro! E non parli perché stai pensando alla strategia giusta per il tuo obiettivo.”

“Esatto!”

“Non è che invece non parli perché stai pensando che Domenica Mulan prende l’aereo per Hong Kong?”

“Forse. Un po’”.

“Perché non vai con lei? Non ti ho mai visto così innamorato!”

“È che… non parlo il cinese. Lo sai, sono sempre stato negato per le lingue…

La verità verità è che ho paura.”

“Paura di che?”

“Lascia perdere. Daniele, difenditi in Ucraina. Se va bene questo attacco vinco la partita.”

“Lo sapevo, dovevi distruggere le armate gialle! Addio Daniele, con il culo che ha qusta sera sei spacciato.”

“Elvira chiudi? Io sono fuori, hai vinto un’altra volta!

Mi sarebbe piaciuto vincere almeno una volta, ma sei troppo brava.”

“Che vuol dire Lynn? Vai via?”

“Domani prendo l’aereo e torno in Cina.”

“Come sarà contenta tua madre! Quanti anni sono che non la vedi?”

“Non torno a Pechino. È pericoloso. Vado ad Hong Kong, c’è più libertà. Lì potrò fare qualcosa in più per il mio paese.

E anche per mia sorella.”

“E Diego? Lo porti con te?”

“No… L’ho lasciato.”

“Che hai fatto figlia mia? Siete tanto una bella coppia!”

“Diego è stato tanto importante per me. E’ stato il mio rifugio. Mi ha accolta, ha curato le ferite del mio cuore e della mia anima con la sua dolcezza.

Mi ha dato coraggio. È grazie a lui che oggi ho la forza di partire ed affrontare la paura.

È sempre Diego che mi ha fatto conoscere il vostro Gesù: lui non si ferma davanti a niente per aiutare la persone a cui vuol bene, nemmeno alla morte. Voglio fare lo stesso.”

“Lynn… non dovrei dirtelo, ma quel ragazzo è proprio innamorato. Non ne troverai un altro così.”

“Si è innamorato, ma non abbastanza. Ha paura di seguirmi.”

“Lo hai invitato a venire con te?”

“No… non verrebbe, lo conosco. In tanto tempo non ha imparato imparato nemmeno una parola della mia lingua. Non sarebbe in grado di venire con me, ma io non posso restare, devo andare. Assolutamente.”

“Lynn… bambina mia, non me lo dai un bacio prima di partire?”

Epilogo

“Academy School of English, buona sera.”

“Hem… buona sera, io vorrei imparare il cinese. Organizzate dei corsi?”

“Il Cinese? Perché vuoi imparare il Cinese? Il mondo parla inglese…”

“Se, è vero, credo, ma io ho bisogno di imparare il cinese.”

“Ho capito: corsi non ne facciamo, ma possiamo organizzare delle lezioni individuali, costano un po’ di più, ma si impara più in fretta.”

“Ok, quando si inizia?”



Ricevi i miei racconti per email

Aggiungi ai preferiti : Permalink.