Una cicatrice enorme

Questo racconto è dedicato a mia cugina Alessia. E le cose sono andate più o meno come le racconto.
Alessia è la bambina più bella del mondo, potete vederla qui a fianco.

Una cicatrice enorme

Quella sera finii di lavorare molto tardi. Una tavolata di intelletuali francesi sembrava non volersene andare più. Il ristorante non era riuscito a chiudere prima delle 2:30 del mattino. Per tornare a casa dovevo passare per Soho, un quartiere di Londra non certo raccomandabile a quell’ora. Il cielo nuvoloso nascondeva luna e stelle. In un vicolo buio, tra un ristorante tailandese e un sexy-shop, proprio sotto un lampione fulminato (si, capita anche a Londra che tardino a riparare un lampione) sentii un movimento furtivo alle mie spalle, nemmeno il tempo di voltarmi e una mano mi coprì la bocca. Sentii l’acciaio mordermi il fianco destro. Si, era Jack the Ripper, meglio noto dalle nostre parti come Jack lo Squaratore.
Fortunatamente quel giorno non avevo avuto modo di radermi. Il proprietario del ristorante mi fece una bella romanzina in proposito, ma fu questo piccolo particolare a salvarmi la vita. Jack the Ripper sentì la mia barba sotto la sua mano. Capì allora che ero un uomo: probabilmente era stato tratto in inganno dai miei capelli lunghi. Estrasse il coltello grondante di sangue, disse: “Sorry.” e sparì nel buio.
Questa è la storia della mia cicatrice, quella che ti incuriosiva tanto. Adesso vuoi dormire un pochino?
“Ma zio… Jack lo Squartatore è stato impiccato più di 100 anni fa!”
Si… è vero… ti ho raccontato questa storia per non spaventarti troppo! Ora ti racconto la storia vera.
Stavo viaggiando in macchina sulle montagne abruzzesi. Era notte, a causa della totale assenza di nuvole le stelle splendevano più numerose che mai! Mi fermai un momento per ammirarle quando, improvvisamente, una stella si fece sempre più grande, avvicinandosi ad una velocità pazzesca. Poi andò a fermarsi su un prato poco lontano da dove mi trovavo.
Tu lo sai quanto sono curioso! Non potei fare a meno di avvicinarmi. Quello che trovai mi lasciò senza fiato! Un’ astronavo luminosa, a forma di fungo gigante fluttuava a pochi metri da terra. Dall’astronave partì un raggio luminoso che investì in pieno il mio furgone che prese il volo come attirato dall’astronave. Credevo che lo scontro fosse inevitabile. Avevo già pronti il modulo di costatazione amichevole e la penna, ma sull’astronave si aprì un grosso sportello e il mio furgone entrò e andò da solo a parcheggiarsi. Feci in tempo avedere un sasso rompere un vetro e a sentire un gas puzzolente che entrava, poi mi addormentai: mi avevano narcotizzato.
Quando mi svegliai ero legato ad un lettino da chilurgo. Intorno a me un nugolo di ometti blue alti pochi centimetri, indossavano un ridicolo capello bianco e parlavano una lingua incomprensibile.
Un tipo che sembrava il capo e aveva il cappello rosso disse:”Per puffare come è fatto dentro dovremo puffargli dentro.” Vidi un bisturi enorme avvicinarsi al mio fianco destro, poi di nuovo la puzza di quel gas…
Mi svegliarono i clackson delle auto dietro di me, in coda ad un semaforo verde in Corso Sempione a Milano. Solo il giorno dopo mi accorsi di questa enorme cicatrice.
Questa è la storia vera! Ho ancora la fattura della riparazione del vetro della macchina!
“Ma zio… il vetro te lo ha rotto mio fratello con la fionda…”
Uffa! Allora vuoi sapere proprio la verità?
“Si! Non è giusto prendere in giro una bambina piccola che deve fare l’appendicite!”
OK, ora ti racconto: facevo parte di una spedizione scientifica nel deserto del Nebraska. Stavamo cercando prove dell’esistenza di un mitico animale, il RoadRunner. Un giorno, dalle parti del Gran Canyon, persi di vista il gruppo. Era un bel problema. Le provviste le avevano tutte i miei compagni di spedizione. Per fortuna avevo con me alcune lattine di 7up, altrimenti sarei morto di sete. Ormai da una settimana vagavo nel deserto roccioso senza vedere la minima traccia di civiltà. La fame mi divorava. Vidi in lontananza un nido d’uccello. Ero sicuro si trattasse di un miraggio, ma ero talmente disperato che mi avvicinai. Il nodo c’era davvero! Guardai dentro e vidi un uovo. In men che non si dica me lo mangiai, anzi, lo inghiottii senza nemmeno masticarlo. Vagai nel deserto altri due giorni, poi finalmente trovai una città.
Mi stavo avvicinando quando sentii dei rumori provenire dalla mia pancia. Sentii un forte dolore al fianco destro. Infine un forte “Bi-Beep!” e dalla mia pancia uscì un uccello che si allontanò subito correndo ad una velocità incredibile: avevo mangiato un uovo di RoadRunner.
“Alessia si è addormentata.”
Pensi che avrà creduto almeno a questa storia?
“No. Ha sei anni, ma non è stupida! Perché non le dici la verità?”
Se le dicessi che questa è la cicatrice di quando ho fatto l’appendicite la spaventerei troppo.
“Si è vero. Potresti dirle che è un tatuaggio.”
Non è una cattiva idea.
“Guarda si sta svegliando.”
“Zio, allora mi racconti la vera storia della tua cicatrice?”
Certo Alessia: qualche anno fa me ne andai in vacanza in California. Purtroppo finii i soldi quasi subito. All’epoca il Dollaro era veramente forte e l’Euro doveva ancora nascere.
Con amico francese, uno portoghese, ed un rumeno mettemmo su uno spettacolo di spgliarello maschile. Eravamo fortissimi! La fondatrice del nostro fans club si chiamava Pamela Anderson, faceva la bagnina e qualche anno dopo sarebbe diventata famosa.
Ci facevamo chiamare gli European dream boys. Purtroppo scatenammo l’invidia di un gruppo di ragazzotti locali. Sai come sono fatti gli americani, non sopportano che qualche straniero abbia successo con le loro ragazze.
Una notte, mentre dormivamo, chiamarono un loro amico che faceva i tatuaggi. Ci riempirono il corpo di finte cicatrici. Al francese ne fecero una sul naso alla francese e una sulla gamba. Al Portoghese una intorno all’ombelico e una sulla guancia, al rumeno sul sedere e sul braccio. Io fui più fortunato, solo questa qui sul fianco. Veramente ce ne sarebbe anche un’altra, ma non si può dire. Comunque non eravamo più in grado di spogliarci in pubblico, così il nostro impresario assunse quei ragazzotti del posto che presto divennero famosi con il nome di California dream men.
“Dai zio, raccontami la storia vera!!!”
Ero in Cambogia, nelle file della legione straniera…
“Non è vero!”
Ma, Alessia, non mi viene più in mente niente, ho finito la fantasia!
“Allora dimmi la verità!”
Sicura?
“Si!”
E’ la cicatrice di quando mi hanno fatto l’appendicite.
“Zio, questa è la storia più inventata di tutte! Lo sanno tutti che l’appendicite la fanno con una cicatrice piccola piccola, e la tua è grossissima!”

Michele
Calopezzati 9/07/02
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