Magia

E’ il mio racconto più lungo. Ci ho messo parecchio a scriverlo. Quando l’ho iniziato per la protagonista protagonista mi ispiravo ad una ragazza, alla fine pensavo solo ad un’altra…
Per il protagonista maschile mi sono ispirato, ma non troppo, al mago creato da Margaret Weiss e Tracy Hickman nei celeberrimi romanzi di DragonLance: Raistlin Mjere. Il Cattivo invece è il mio amico Jamba.
Alice ha realizzato un disegno ispirato a questo racconto.

Magia

Prologo

La magia è sempre stata il sogno della mia vita. Sin da bambino, alla classica domanda: “Cosa vuoi fare da grande?” rispondevo senza esitazione: “Il mago!”
I prestigiatori non avevano segreti per me: ero in grado di ripetere ogni loro trucco senza difficoltà, ma mi stancai presto di quei giochetti, perché quella non è vera magia.
“La magia non esiste!” Continuavano a ripetermi tutte le persone a cui voglio bene. Un ritornello che ha tormentato la mia anima fino al giorno in cui ho iniziato a crederci.
I sogni però non muoiono mai, così, quando proprio non me l’aspettavo, la magia è tornata al centro della mia vita.
Casualmente buttai l’occhio su uno strano annuncio del giornale: “Cercasi apprendista mago. Non sono necessarie referenze ma tanta fantasia e coraggio. Ottima paga. Tel 0347/0536515”. Il mago sopito in me si risvegliò, prese in mano il telefono e compose il numero.
Dopo nemmeno una settimana avevo lasciato il lavoro e vivevo nella lussuosa villa-scuola di Noctes, il mio maestro. Non si trattava del mago in stile disneyano che immaginavo. Era molto più simile ad un uomo d’affari: alto, elegantissimo, inseparabile dal suo cellulare, calmo e misurato in ogni momento.
La sua voce, sicura e imperiosa, studiata per impartire ordini agli elementi e ad esseri di altri piani esistenziali, incuteva paura e rispetto.
Dopo alcuni giorni assistetti al mio primo incantesimo: ero a dir poco estasiato! Non era un trucco come quelli della mia infanzia: era vera magia. La passione per l’Arte (così la chiamava Noctes) mi prese a tal punto da dimenticare il mondo esterno.
Lo studio procedeva bene e proficuamente: il maestro era soddisfatto di me.
Dopo poche settimane lanciai il mio primo incantesimo. Solo una semplicissima telecinesi, ma per me è stato così bello!
Che emozione vedere la zolletta di zucchero tuffarsi nel mio tè spinta solo da una breve cantilena in una lingua arcaica. La felicità era tale che dimenticai di girare lo zucchero per scioglierlo. Bevvi il tè amaro ma non me ne resi conto.
Non fu questo il mio unico errore! Corsi da Noctes per raccontargli del mio successo. Emozionato entrai nel suo studio senza bussare.
Vidi.
Volevo fuggire, ma ormai ero stato visto, era troppo tardi.
Ricordo fino ai più insignificanti dettagli della sua imponente figura che mi fissava astiosa negli occhi. Il suo elegantissimo completo nero, persino i disegni della sua cravatta, ma quello che tormenta ogni minuto la mia mente è il lento e preciso movimento delle sue mani , il sommesso suono della sua voce che mi hanno trasformato in un piccolo scoiattolo.
Quel giorno non ero l’unico a fare degli errori: è solo grazie alle dimensioni e all’agilità dello scoiattolo che riuscii a scappare.
Solo, nel silenzio spettrale del giardino della sua villa udii la sua voce tuonare vendetta e giurare che mi avrebbe trovato.
Quell’urlo è un altro dei miei incubi.
Ne ho molti di incubi ora che vivo sopra gli alberi. Ho paura di non riuscire a tornare normale, ho paura che Noctes mi riacciuffi ed ho paura che qualcuno mi rinchiuda in una gabbia come uno scoiattolo qualsiasi.
Ho scelto come casa una grossa quercia, la più grande dei dintorni. Spero che la sua magia possa nascondere la mia piccola aura agli incantesimi di Noctes.
Mi diverto a saltare da un ramo all’altro, o a guardare chi si ferma sotto il mio albero. Oggi sto osservando una splendida ragazza che si è sdraiata a prendere il sole. E’ veramente bella! Indossa un bikini arancione molto?
Una strana sensazione interrompe la mia contemplazione. La sensazione di una magia che si sta avvicinando. Riconosco l’odore malvagio dell’aura magica di Noctes. La sento sempre più vicina: mi ha trovato.
Mi lascio trascinare dal panico: salto da un ramo all’altro senza alcuna logica. Per alcuni minuti mi muovo come un pazzo, senza potermi fermare o pensare.
Vedere la sua Limousine nera avvicinarsi velocemente mi scuote, e mi permette di tornare in me.
Cerco di pensare a qualcosa, ma è inutile: ho troppa paura.
Poi arriva l’idea che cercavo!

Capitolo I

Estate. È’ caldo, ma di tuffarmi nella confusione del mare proprio non ne ho voglia.
Prendo la bicicletta e inizio a pedalare nella direzione opposta, verso la campagna. Il sole, alto nel cielo, scalda il cuore e non solo la pelle. Corro nelle piccole stradine bianche delle mie colline con quell’entusiasmo e quella gioia che non permettono di sentire fatica. Intorno a me gli alberi e i cespugli non riescono a contenere la loro gioia ai lati della strada, ma devono invadere la carreggiata con i loro rami coperti di foglie verdi e fiori colorati, costringendo chiunque voglia passare a notare la loro bellezza.
Mi bastano pochi chilometri per trovare un posto che soddisfa i miei desideri. Mi sdraio a prendere il sole in un piccolo prato, leggermente inclinato.
I pensieri sfuggono al mio controllo: vanno a giocare con le piccole nuvole bianche che corrono nel cielo blu. Come non perdersi in questa immensità?
Il cielo è tanto grande da contenere tutto lo spazio necessario perché la mia anima non si senta costretta nei confini del reale e del finito, ma possa urlare la sua eternità.
Posso guardare in tutte le direzioni, c’è sempre il cielo, e, oggi, è tutto per me!
Eppure qui vicino c’è chi osa sfidare la sua immensità! Un’enorme, altissima quercia contrappone il verde delle sue foglie all’azzurro del cielo.
I suoi rami, partendo dalla sommità del tronco, si snodano in ogni direzione, diventando a poco a poco più sottili, raggiungendo il cielo, in altezza, e ogni angolo della mia visuale, in larghezza.
Tra i suoi rami vive un mondo diverso, popolato da uccellini, farfalle, cicale e mille altri piccoli animali.
Per un attimo torno ad essere una bambina! Ho voglia di toccare il cielo!
L’adrenalina inizia a scorrere dentro di me, trascinandomi verso l’entusiasmo: devo arrampicarmi! Dubbi, come la paura di sembrare ridicola, o di farmi male, non sfiorano nemmeno la mia mente. Sento solo che salire deve essere bellissimo, il resto perde ogni importanza.
Due minuti per infilarmi le scarpe e la maglietta ed inizio a salire. Sembra impossibile raggiungere il punto in cui il tronco si divide in tre grandi rami. Gli appigli sono pochi, devo usare esclusivamente la forza delle braccia per sollevarmi: che fatica! Superato quel punto tutto diventa facile: salto da un ramo all’altro con tanta facilità da sembrare una scimmia.
Mi accorgo di essere arrivata veramente in alto, e un po’ mi spavento, ma è bellissimo! Il cielo intorno a me e il mondo sotto di me.
La soddisfazione di aver vinto la sfida con me stessa e contro la gravità fa sparire la paura e la stanchezza. Sdraiata su un grosso ramo inizio a godermi quell’insolita posizione.
Riesco appena a rilassarmi e vedo uno scoiattolo corrermi incontro come un pazzo. Un attimo e mi è addosso, non faccio in tempo a muovermi che si è già infilato dentro la mia maglietta: lo sento, rannicchiato e tremante contro il mio seno. Non ci vuole molto a capire che sta morendo di paura.
Un po’ preoccupata mi metto a cercare cosa l’ha spaventato. Pochi secondi e sento passare sotto l’albero una grossa macchina nera che, incurante dei graffi che i cespugli sporgenti gli procurano sulla carrozzeria, procede ad una velocità folle per una strada non asfaltata come questa. “Sarà stata la Limousine a spaventarlo.” Penso.
Il suo visino, ancora spaventato, esce timidamente dalla mia maglietta: è dolcissimo! Inizio ad accarezzarlo: “Stai tranquillo: è andata via!” sussurro. ?Sei al sicuro adesso.”
“Lo so, grazie! È Tutto merito tuo e della tua bellezza!”
Per poco non cado dall’albero. Ho sentito uno scoiattolo parlare! Di scatto, per istinto, mi allontano: ho paura.
Sono necessari alcuni minuti ed il suo sguardo triste e deluso perché il panico renda alla ragione il controllo delle mie azioni.
La voce dolce dello scoiattolo mi sta chiedendo scusa per avermi spaventato. Con uno sforzo vinco la paura.
Iniziamo a parlare, e lui mi racconta la sua storia. Si chiama Luca, era un ragazzo normale, fino a quando il suo maestro di magia, un mago malvagio, lo ha trasformato in uno scoiattolo, e ora lo sta cercando per fargli qualcosa di peggio.
Lo cerca con un incantesimo speciale, capace di individuare la magia degli altri maghi, lui la chiama aura. È come quando ti accorgi che c’è qualcuno vicino a te senza averlo visto o sentito. Questo succede perché tutti abbiamo un po’ di magia dentro. Ovviamente un mago ne ha molta di più ed è più facile individuarlo.
Luca si è difeso nascondendo la sua aura nella mia bellezza: sostiene che è un incantesimo molto potente. (Che romantico!)
Facciamo amicizia. Trascorriamo il pomeriggio chiacchierando piacevolmente sulla magia e sulla vita. Prima di andare via gli prometto che tornerò a trovarlo e farò di tutto per farlo tornare normale.

Capitolo II

Sono in biblioteca con una pila di quindici libri alla mia destra, quelli da leggere; uno aperto davanti a me e nessuno, già letto, a sinistra. Non è stato facile trovare questi 16 tomi: il 90% dei libri sulla magia è stato scritto per dimostrare che la magia non esiste; poi ci sono quelli che ti insegnano a leggere le carte, i fondi del caffè e a fare gli oroscopi: non fanno al caso mio! Qualcuno di prestidigitazione e questi sedici.
Il bibliotecario è impazzito per trovarli, mi ha confidato che negli ultimi dodici anni, da quando lavora qui, nessuno li ha mai richiesti. Cof! Cof! Ed è probabile che lui non li abbia mai spolverati!
Sono libri grandissimi, polverosissimi ed antichissimi.
Tutto questo perché ieri non ho avuto voglia di andare al mare, ho preso la bici e sono andata in campagna dove ho trovato uno scoiattolo parlante a cui ho promesso il mio aiuto per tornare umano. Non sono molto convinta di quello che mi è accaduto ieri, forse ho bisogno di un buon terapista!
Basta digressioni, torno ai miei libri!
Terribile! Sono libri di cucina: una coda di pipistrello qui, veleno di serpente la’, dente di drago, sciogliere in acqua di palude bollente? Ma posso usare il microonde? Dove la trovo questa roba? Forse posso trovare la maggiorana, io. La tela di ragno no! Mi fa schifo.
Però una promessa è una promessa. Insisto.
Per due ore.
Poi mi arrendo. È troppo per me.
Torno a casa triste, non ceno. Mi siedo in giardino e con l’aiuto del silenzio e del fresco della sera penso cosa dire a Luca domani.
Sono persa nei miei pensieri da più di mezz’ora. La tristezza nasconde le cose belle: io non mi sarei mai accorta delle stelle che mi guardavano teneramente dall’alto, se improvvisamente la lampadina di un lampione non si fosse spenta, regalandomi un po’ di buio.
Richiudo in un angolo della mente il mio problema e mi lascio rapire dalla loro bellezza. Immagino di volare tra loro, nel cielo immenso, come un angelo.
Nei pochi momenti necessari ai miei occhi per adattarsi al buio le stelle si avvicinano, diventano più numerose.
Prendo una decisione, e in dieci minuti sono in riva al mare, il luogo più buio del mio quartiere. Sopra di me brillano sorridenti milioni di piccole stelle.
Le sette stelle dell’Orsa Maggiore sono così vicine che, senza rendermene conto, allungo la mano per toccarle. Sorrido, ironica, di me ma continuo il gioco: “Ancora qualche centimetro?”
Il mio sguardo si sposta sull’Orsa Minore e la Stella Polare, il punto fisso del cosmo: tutto le gira intorno mentre lei, indifferente, quasi altezzosa, continua ad indicare il Nord.
Saluto la “V” doppia di Cassiopea, la Lira e il Cigno. Mi chiedo se è veramente un cigno o solamente un corvo, diventato bianco dopo essersi tuffato nella Via Lattea che gli scorre attorno. Lo guardo meglio, in tutta la sua bellezza, e capisco che brilla troppo per essere solo un corvo.
Poco più in alto splende Vega, la stella da cui viene Goldrake, la più luminosa della costellazione della Lira. Sarà una coincidenza, ma è solo adesso che mi accorgo della musica del mare. Una musica leggera, ritmica: una nota ogni piccola onda, e tanto dolce! Proprio come se qualcuno avesse iniziato a pizzicare delicatamente le corde della lira.
Il tempo corre veloce ed il firmamento continua a girare. Sotto Cassiopea appaiono Perseo e Andromeda, ed anche Algor: i greci la descrivevano come la testa di Medusa, tagliata da Perseo. È una stella enigmatica: la sua magia è diversa da quella delle altre stelle: sembra voglia nascondersi. Vorrei sfiorarla, ma mi perdo nell’osservarla senza capire come può una stella essere cattiva.
Il Drago è immenso! I suoi artigli cingono completamente l’Orsa Minore. Dalle sue fauci sputa fuoco, o , forse, è soltanto una stella cadente.
Dall’Adriatico emerge maestoso Pegaso, il cavallo alato. Salgo in groppa e, come un paladino corro ad affrontare il terribile dragone. Mi bastano pochi attimi per scoprire che è un cucciolone, con tanta voglia di giocare.
Scesa di sella inizio a sentire freddo, non ho pensato di portarmi dietro un maglione. Anche nell’immensa vastità del cielo, a quest’ora, deve essere freddo. Le ultime stelle ad uscire dall’acqua, le Pleiadi, si sono avvicinate tutte e sette, strette strette, per scaldarsi. Che tenere! Sarebbe proprio bello essere scaldata da un abbraccio in un posto così romantico!
Ormai è tardi: devo tornare a casa. Do un ultimo sguardo al cielo per salutare: le costellazioni hanno girato così tanto intorno alla stella polare! Ora l’Orsa Maggiore è così vicina! Sorrido e penso: “Che gentile, mi è venuta incontro! Ora posso accarezzarla.”

Capitolo III

Non dirò mai più che la mia vita è monotona! Ho incontrato un aspirante mago rasformato in scoiattolo dal suo ex maestro, e questo vale un bel 9 nella mia scala personale di assurdità. Ho raggiunto e superato il 10 promettendogli di studiare la magia per fargli riacquistare la sua forma umana.
Grave errore: due settimane passate a girare le biblioteche in cerca di testi di magia, le nottate passate a leggerli, due occhiaie che sembro un bassotto e un bel mal di testa.
Tutto per accorgermi che quei tomi polverosi sono pieni solo di farneticazioni di alchimisti medievali e imbroglioni moderni.
Sconfitta torno da Luca per dirgli che non so cosa fare.
Luca non mi sembra scoraggiato, probabilmente lo sapeva già che non era quella la strada giusta.
“La magia serve per rendere più bella la vita degli uomini, per renderla magica. Devi cercarla in quello che è bello. Se proprio la vuoi in un libro scegli un romanzo capace di toccare il tuo cuore. Lasciami pensare a qualcosa che possa aiutarti, tu intanto riposati un po’.”
A Luca sono state sufficienti poche parole per dissipare la mia disperazione, lasciando dentro di me, lo spazio per calma e sicurezza, sensazioni che avevo quasi dimenticato.
Mentre lo guardo salire in cima al ramo più alto del suo albero, dove si rifugia per pensare, mi dico che in fondo anche questa è magia.
Con il cuore finalmente sereno mi accorgo delle mille cose belle che mi circondano, che fino ad un attimo fa, chissà perché, ignoravo; proprio come se gli uccellini non stessero cantando o il sole non mi stesse piacevolmente scaldando.
Un paragone tra la musica dell’uomo e quella degli uccellini non è possibile. Il loro canto ti circonda: in ogni direzione c’è un solista diverso. La loro musica salta da un ramo all’altro come se si passassero il testimone.
Sono così tanti a cantare per me: mi fanno sentire importante. Eppure non riesco a vederne nemmeno uno. Invano i miei occhi scorrono tra i rami: non li trovo. In compenso vedo una grande farfalla gialla e rosa. Un silenzioso urlo di gioia nasce dal mio cuore: ?Ho trovato la magia!? La farfalla rallenta il tempo intorno a se. Lei batte le ali così velocemente, eppure, grazie al suo volare silenziosa, sprigiona una sensazione di tranquillità piacevolissima. Non capisco più se è lei ad essere velocissima e nello stesso tempo a sembrare ferma, o sono io a rallentare il battito del cuore. È il primo incantesimo che vedo.
Per mezz’ora i miei compagni sono i colori: il blu del cielo, le tonalità di verde delle foglie e il verde chiaro dell’erba, il rosso, il giallo, il viola e il bianco dei fiori. Anche il marrone dei rami mi fa compagnia. Non pensavo che cose così semplici potessero far nascere in me tante emozioni. Forse ho fatto il primo passo verso la magia.
Con un grande balzo mi appare davanti il mio scoiattolo preferito. Mi annuncia di aver composto una poesia per me.
“Forse potrà aiutarti a trovare la magia!” Dice. Sono veramente emozionata. Sia perché è la prima volta che qualcuno mi fa sentire una musa, sia perché è davvero una bella poesia. Chiedo a Luca di dettarmela mentre la scrivo sul diario.

…immagina l’adrenalina che corre nel sangue
…immagina di correre, correre
correre anche se non hai più fiato: è l’unico modo per vivere la gioia che hai nel cuore
…immagina, poi, di sbattere le ali
e volare nel blu,
guardare tutto dall’alto.
Da lassù vedi un gattino
scendi giù, gli tiri la coda e giochi con lui
…immaginati circondata dai fiori del ragazzo che ami

Se la speranza si spegne tu fai come il mare:
da sempre le sue onde si infrangono, inutilmente, contro gli scogli
finché, con un guizzo dispettoso,
arriva fino a te
che prendi il sole
in un fuoco d’artificio d’acqua.
Il suo sogno è realizzato!

Capitolo IV

“Se la speranza si spegne, tu fai come il mare.”
A volte una frase entra nei miei pensieri e non ne esce più. In ogni modo è una bella frase, mi aiuta a credere nella speranza di trovare la magia e rendere a Luca la sua forma umana. Forse guardando il mare troverò la soluzione, o forse mi darà soltanto il coraggio per andare avanti nella ricerca.
Il cielo mi è sempre piaciuto per il suo colore, la sua immensità e le sue nuvole ultiformi, ma è terribilmente silenzioso. Al contrario il mare mi sta offrendo un bellissimo concerto: un piccolo tamburo rulla sempre più velocemente mentre l’onda corre verso gli scogli. Al momento dell’impatto si scatena la batteria, poi sono gli archi a riaccompagnare l’acqua indietro, fino a quando non viene travolta da una nuova onda che, seguita del ritmo vertiginoso del tamburo, si scontra ancora contro la roccia, con ancora più forza: questa volta l’acqua non torna indietro, si lancia verso l’alto, diventa bianca come la neve e viene verso di me. Mi spaventa, ma non mi bagna, perché in pochi secondi ricade giù, sugli scogli, e ogni goccia è un colpo di batteria.
Allontano lo sguardo e l’attenzione dalla costa. La musica del mare perde i suoi contorni, diventa un suono non definito, mi ricorda una ninnananna. Fisso le grandi onde che si avvicinano velocemente, allargo ancora lo sguardo, fino all’orizzonte: il mare è immenso! Mi chiedo quanto grande può diventare la sua forza se si infuria: mi ha spaventato oggi che è calmo.
Guardandolo capisco di aver ragione: conosce sicuramente il segreto della magia. È troppo grande per non conoscerlo.
Punto la mia attenzione sulla sua musica. Quando chiudo gli occhi sembra trasformarsi in una voce. Riesco quasi a distinguere le parole: “Stupida! L’hai già trovata la magia! Pensa agli uccellini invisibili, alle stelle, alla mia voce. Ora la magia è dentro di te: devi solo tirarla fuori, devi usarla. Non farla ristagnare, sarebbe imperdonabile.”
Riapro gli occhi. Rimango a lungo in silenzio a fissare il mare e a pensare a quello che la sua voce mi ha detto. Ha ragione.
Ho trovato la magia. Da quando ho incontrato Luca nella mia vita c’è qualcosa in più. Mi accorgo delle cose belle che mi circondano che prima ignoravo per abitudine, o per la fretta. Forse la magia è proprio la bellezza, ma come posso tirarla fuori?
Potrei provare a creare qualcosa di bello. No, non credo di essere in grado: come potrei fare qualcosa che sia paragonabile ad una stella?
Penso all’arte, alla musica in particolare. Se riuscissi a comporre una melodia bellissima? Sarebbe certamente piena di magia. Ma ci vorrebbero anni di studio, e non so se basterebbero.
Che confusione!
Devo parlarne con Luca, lui ha sempre una risposta. Prendo la mia bicicletta, e, senza passare a casa, mi dirigo verso la campagna.
Il pomeriggio sta per finire quando arrivo all’albero di Luca. Abbandono la bici sull’erba ed inizio a cercarlo. Lo vedo un attimo dopo che mi corre incontro, lo prendo in braccio.
“Ho trovato la magia!” Esclamo con gioia mentre lo lancio in aria, senza quasi rendermene conto. “Si trova in tutto ciò che è bello” continuo “però non so come fare ad utilizzarla.”
“Sei stata brava!” Risponde Luca abbastanza scosso mentre lo riprendo al volo. “Dimmi qualcosa di più: dove l’hai trovata? Come hai fatto?”
Mi siedo con la schiena appoggiata all’albero e lo sguardo verso il tramonto. Lui sale sulle mie gambe ed inizio ad accarezzarlo.
“È sempre stata intorno a me, ma non me ne ero mai accorta. Da qualche giorno ho iniziato a riconoscerla. La prima volta è stato quando una stella mi ha sfiorato, poi ho iniziato a vederla ovunque: nei fiori, nelle farfalle, nel mare. Adesso la vedo nel rosso del Sole e nella piccola nuvola che coprendolo è diventata rosa.
La vedo, ma non ho idea di come usarla per farti diventare normale. Il mare mi ha detto di non farla ristagnare, ma non mi ha spiegato niente.”
Luca smette di guardare il tramonto per girarsi verso di me. In silenzio mi fissa negli occhi poi, lentamente mi risponde.

“La magia ha un suo ciclo, e tu sei già nel mezzo. Ti sottovaluti. Chiunque assiste ad un incantesimo, o ne è oggetto viene trasformato. La trasformazione è di per se un incantesimo. Quando vedi un arcobaleno la tua giornata prende un altro colore. Sulle tue labbra nasce un sorriso: un nuovo incantesimo per le persone che lo guarderanno.
Per il giardiniere è una magia far nascere un fiore, e il fiore a sua volta opera un incantesimo su chi, passando ne aspirerà il profumo. È questo il ciclo della magia.”
“Ma io non posso renderti la tua forma umana con un sorriso!” Domando, piuttosto perplessa.
Puntuale arriva la sua risposta rassicurante: “Sei sulla strada giusta, devi soltanto trovare un incantesimo più potente. Ce la farai.”
Anche le parole hanno una loro magia, capace di rasserenarmi.
Rimaniamo a lungo immobili davanti al tramonto.
È ormai notte quando chiedo: “Cosa succederà se non ce la dovessi fare, se fermassi il ciclo?”
Il corpicino di Luca ha un brivido, ma poi inizia a parlare: “È quello che accade a Noctes. Lui non fa scorrere la magia su di se, l’assorbe. Intorno a lui i fiori appassiscono, non c’è gioia nella sua aura, solo silenzio.
Non so come riesce a farlo, né quello che gli accadrà. Per ora è molto potente, e ogni giorno più cattivo.”
“Io diventerò così?”
“No, tu ce la farai!”

Capitolo V

Questa sera sto vivendo una lezione di magia del tutto inaspettata.
Quando mia sorella mi ha chiesto di guardare i nipotini non immaginavo di trovare una così impetuosa fonte di magia.
Ero riluttante a passare il sabato sera con due bambini, ma appena sono arrivata mia nipote di 10 anni mi ha abbracciata con tanta forza, tanta spontaneità ed un sorriso così bello che ho cambiato idea.
Il maschietto di cinque anni mi sta mostrando il suo tesoro: un libro pieno di immagini di pesci. Pesci di ogni tipo, dagli squali bianchi ai coloratissimi pesci tropicali. Rimane come ipnotizzato da quel mondo blue.
Quando gli racconto di aver parlato con il mare gli sembra una cosa normale, e non gli da peso.
Con mio nipote parlo come parlerebbero due signore, ci sentiamo molto grandi.
Tenere fermo quel diavoletto è impossibile! Per non impazzire sono costretta a mettermi a correre con lui. E’ un gioco coinvolgente, ma che fatica star dietro a tutti i suoi cambi d’umore!
È ora di andare a letto. Mia sorella aveva detto le dieci, abbiamo resistito fino alle 10 e mezza, ma finalmente i bambini si rendono conto di essere stanchi. Li aiuto a mettersi il pigiama e vanno a letto, ma non prima di aver riscosso il loro tributo in fiabe.
Prendo il grosso libro di favole lasciatomi appositamente da mia sorella ed inizio a leggere. Prima “La bella addormentata nel bosco” poi “I tre porcellini” e, durante “Il gatto con gli stivali”, crollano. Finisco comunque di leggere per il mio piacere,
come se non ricordassi la fine. Giro la pagina, la favola successiva è “Il principe ranocchio”. Ho un balzo al cuore: ecco la soluzione!
Un bacio è un incantesimo abbastanza potente.
No, non può funzionare, mica è una favola questa!
Però vale la pena tentare.
Inizia l’attesa della mezzanotte, l’ora in cui mia sorella ha promesso di rientrare e lasciarmi libera.
Aspetto mezzanotte, penso, sembra proprio di essere in una favola: forse funzionerà.
No, è inutile, torna a dire la mia parte più razionale.
Quando finalmente torna mia sorella quasi non la saluto. Schizzo via con la mia solita e fedele bicicletta.
E’ la prima volta che vengo in campagna di notte. Non credevo esistessero tante lucciole, e soprattutto non immaginavo che fossero così belle!
Giocano con il fanale della mia bicicletta come tante giovani fate, si, sono in una favola, è un buon segno.
Mentre i grilli rispondono cantando al cigolio della dinamo torno a pensare a come è cambiata la mia vita da quando ho incontrato Luca.
Oggi è tutto più luminoso, in tutto quello che incontro trovo qualcosa di bello. Non sono mai triste, la magia è intorno a me, ma non ce ne è mai così tanta come quando sono intorno a quell’albero. E’ un albero fantastico e vive in un posto altrettanto meraviglioso. È lì che è cominciato tutto. Ma la cosa che lo rende davvero magico sia lo scoiattolino che ci vive sopra. Luca mi ha insegnato tutto, mi da sicurezza, mi fa sentire capita e importante. Non vedo l’ora di vedere il suo viso da ragazzo. Sarà dolce come il suo musetto? Domanda inutile, non credo che il mio bacio sarà sufficiente, ci vorrebbe una principessa?

Epilogo

Ho cercato la magia per tutta la vita. Volevo controllarla. Dominare la potenza del vento, guidare la pioggia con il mio pensiero, volare, schioccare le dita e veder apparire creature fantastiche, osservare il mondo rimanendo invisibile.
Ora l’ho trovata, ed è molto più bella, ma non potrò mai controllarla, nessuno potrà mai controllarla. Non è più questo il mio sogno. Vorrei baciarla.
Sognavo di tuffarmi nel sole, ma ora, ogni volta che vedo il sole penso al suo sorriso, altrettanto luminoso, ma più dolce.
Volare nel cielo mi sembra così inutile. L’unico posto in cui vale la pena volare è il cielo azzurro dei suoi occhi, chiari come una nuvola, profondi come il mare.
Si dice che un mago davvero potente possa stringere in mano una stella, ma quanta più magia nello stringere la sua mano per darle coraggio in un momento difficile, o per aiutarla a raggiungere un luogo impervio.
Sto fantasticando un po’ troppo! Non posso permettermi il lusso di innamorarmi ora che sono uno scoiattolo.
Non ho nemmeno una mano per stringere la sua.
Anche se tornassi un ragazzo non credo che la meriterei: mi ha salvato la vita e ora corre tutto il giorno per cercare di farmi diventare come ero.
Io passo le mie giornate su quest’albero ad oziare fantasticando in mezzo alle mie poesie. Mi lascio prendere dalla malinconia, divento triste.
Lei invece non smette mai di sorridere, anche nei momenti più difficili. Quando la vedo sorrido anche io, è impossibile essere tristi, la sua gioia è contagiosa!
Sento il profumo dolce e leggero della sua aura che si avvicina, la sua magia è diventata forte. Deve essere successo qualcosa per farla venire qua in piena notte.
Quando vedo il fanale della sua bicicletta inizio a correrle incontro. Forse non dovrei farlo, vorrei tenere più nascosti i miei sentimenti, ma quando la vedo sono loro che prevalgono contro ogni logica.
Mi ha visto lascia la bici e mi prende in braccio. Con la complicità di un raggio di luna vedo qualcosa di strano nei suoi occhi.
Quando inizia a parlare, incredulo, capisco di cosa si tratta.
“Luca, io … ti voglio bene … perché tu rendi magica la mia vita!”
Chiude gli occhi. Mi bacia sulla fronte e spezza l’incantesimo. L’abbraccio. Sento la sua sorpresa nel sentirsi baciata.
Sto stringendo la magia tra le mie braccia. Una piccola, felicissima magia che trema per l’emozione.
“Allora è vero! La vita è una fiaba!” Mi sussurra felice.
Non so se andrà tutto bene, ma tra le mie braccia c’è l’unica persona capace di rendermi migliore, e io avrò la consapevolezza di aver dato il massimo.
Non ho più paura. Non mi spaventa dover ricostruire la mia vita da zero. Non temo Noctes.

Michele

Magia by Alice

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