Quale Tolstoy?

Il titolo trae in inganno. Non si tratta di una riflessione sull’amore. “Ma quale amore?” è solo una domanda retorica del protagonista che intende condannare l’amore senza appello.
Di fatto il pensiero che Tolstoj espresse ne La Sonata a Kreutzer viene ridotto alla farneticazione di un pazzo.


Potrebbe essere un buon antidoto alle storie spesso troppo sdolcinate che ci propone hollywood dove l’amore viene usato e banalizzato per salvare film inconsistenti. E se aggiungiamo la visione dettagliata dello splendido ed abbondante seno di Vanessa Incontrada il film, pur rimanendo un magone notevole, vale di certo il prezzo del biglietto.

Ma chi ha letto il libro del Conte Lev Tolstoj, La Sonata a Kreutzer, sa che dietro c’è molto di più.

Claudio Piersanti, lo sceneggiatore, ha spesso salvato anche i dialoghi originali di Tolstoj, ma si è perso per strada tante, troppe cose importanti.

La Sonata a Kreutzer resta il romanzo più estremista, triste ed esagerato, di Tolstoj, ma non lo si può certo limitare ad una condanna all’amore.
Tolstoj se la prende con il conformismo della società zarista, che in questo non è dissimile dalla nostra. E’ questo conformismo, che usa il sesso mascherato da nobile sentimento per trascinare gli uomini verso una strada già segnata dove è importante solo quello che gli altri si aspettano da noi.
Inevitabilmente con gli anni questo “nobile sentimento” si rivela un abbaglio.

La lettura di ogni libro di Tolstoj è consigliata, sempre e comunque, ma vi consiglio di cominciare con Resurrezione o con il più “leggero” Padre Sergio.

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